Il Parlamento britannico ha bocciato l’accordo con la Ue su Brexit. I no sono stati 432 (118 i conservatori), i sì 202. La più grande differenza nella storia della Gran Bretagna. Per il Regno Unito l’incognita sul futuro è pressoché totale. Theresa May ha chiesto alle opposizioni di presentare una mozione di fiducia sul suo governo stasera, per discuterla domani e vedere se l’esecutivo dispone ancora del sostegno di una maggioranza. La premier ha detto che il no all’accordo è chiaro, ma che non sono emerse chiaramente altre proposte sul tavolo. E ha insistito, in caso di fiducia, sulla volontà di andare avanti e di continuare a lavorare per attuare la Brexit. Immediata la risposta del leader laburista Jeremy Corbyn che ha dichiarato la sua intenzione di presentare immediatamente la mozione di sfiducia che sarà appunto discussa domani. Corbyn ha parlato di «sconfitta catastrofica» per la May.
Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker ha detto in una nota che «Il rischio di un ritiro disordinato del Regno Unito è aumentato con il voto di questa sera». Quindi ha chiesto con urgenza «al Regno Unito di chiarire le sue intenzioni il più presto possibile. Il tempo è quasi finito». «Ora è tempo di scoprire che cosa vogliono i parlamentari britannici. Nel frattempo, i diritti dei cittadini devono essere salvaguardati»: è stato questo il commento via Twitter di Guy Verhofstadt, coordinatore per la Brexit del Parlamento Europeo. E, sempre su Twitter, il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk chiede, retoricamente: «Se un accordo» sulla Brexit «è impossibile e nessuno vuole un’uscita senza accordo, chi avrà alla fine il coraggio di dire qual è l’unica soluzione positiva?».
Ecco i possibili scenari futuri
– NO-DEAL Uno degli scenari possibili è quello di una Brexit senza accordo, il cosiddetto «no-deal». A temerlo in particolare gli ambienti economici, con lo spettro di un crollo della sterlina e di un aumento della disoccupazione. In caso di no-deal, le relazioni economiche fra Regno Unito e Ue sarebbero regolamentate dalle norme dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) e dovrebbero essere introdotti una serie di controlli doganali e di regole. Prospettiva: carenza di medicine, code record nei porti, aerei a terra, rallentamento della crescita. Una prospettiva respinta dai «Brexiteers» più accaniti, secondo i quali ci vuole una politica commerciale indipendente e «meglio un no-deal che un cattivo accordo».
– PIANO B ENTRO 3 GIORNI. L’esecutivo sarà obbligato, in base a un emendamento approvato dai deputati mercoledì scorso contro la minaccia di un no-deal, a presentare entro tre giorni un piano B emendabile. Il fatto che sia emendabile implica che la Camera dei Comuni avrà la possibilità di votare politiche alternative, che vanno da un no deal gestito a un nuovo referendum o a un accordo rivisto.
– SECONDO REFERENDUM. La possibilità di un secondo referendum, finora esclusa da Theresa May, è sostenuta dai pro Ue nella speranza che possa ribaltare il risultato del primo referendum, quello del 23 giugno del 2016. Resta da capire cosa riguarderebbe il quesito: permanenza nell’Ue, piano di Theresa May o uscita senza accordo? Naturalmente non ci sono garanzie che la consultazione darebbe un risultato diverso da quello di giugno 2016. Il Partito laburista, principale formazione di opposizione, sarebbe d’accordo con questa opzione se non otterrà le elezioni anticipate che vorrebbe.
– MOZIONE DI SFIDUCIA LABURISTA. Se è vero che a dicembre oltre 100 deputati conservatori votarono contro Theresa May, la quale però si salvò da questa mozione di sfiducia Tory, non è affatto detto che ora questi conservatori si alleerebbero ai laburisti per una manovra che potrebbe far perdere loro il potere. Il leader del Labour, Jeremy Corbyn, ha spiegato che se la mozione di sfiducia venisse approvata, il suo partito conta di negoziare un nuovo accordo con Bruxelles, ma in questo caso potrebbe essere rinviata la data di uscita dall’Ue.
– RINVIO DATA DIVORZIO. Il rinvio della Brexit (attualmente prevista per il 29 marzo del 2019) tramite un’estensione dell’articolo 50 sembra un’eventualità. Un centinaio di eurodeputati di diversi orientamenti politici si è impegnato lunedì a sostenere una richiesta di rinvio da parte di Londra, ma in questo caso che ne sarebbe delle elezioni europee? Lunedì May ha dichiarato che la data della Brexit non dovrebbe essere rinviata. Secondo una fonte diplomatica, «un rinvio dopo il 29 marzo è possibile ma non oltre il 30 giugno».
fonte lastampa.it
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