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Miscellanea

Covid, la variante XE: che cosa sappiamo

Il ceppo è figlio di BA.1 e BA.2 1 e secondo le prime stime potrebbe essere più contagioso del 10% rispetto a Omicron. Nel Regno Unito finora è stata rilevata in 637 casi

La Uk Health Security Agency (Ukhsca) ha annunciato il monitoraggio di nuova variante, XE, una mutazione ricombinante dei ceppi BA.1 e BA.2. Dal mese di gennaio sono stati riscontrati ufficialmente 637 casi ufficiali nel Regno Unito. La variante ricombinante «si verifica quando un individuo viene infettato con due o più varianti contemporaneamente, con il mescolamento del loro materiale generico nel corpo del paziente»

I dati epidemiologici hanno rilevato un tasso di crescita della sottovariante pari a 9,8% per settimana, superiore a quello di Omicron 2, anche se i dati esigui non hanno permesso di determinare con certezza il vero tasso di crescita e gli scienziati non sono stati in grado di confermare se la sottovariante XE abbia un reale vantaggio di crescita. Il primo caso è stato registrato il 19 gennaio scorso.

Susan Hopkins, consulente medico di riferimento dell’ Ukhsca ha spiegato: «Le varianti ricombinanti non sono un evento insolito, in particolare quando ci sono diverse varianti in circolazione e molte sono state identificate nel corso della pandemia fino ad oggi. Come con altri tipi di varianti, la maggior parte morirà in tempi relativamente brevi. Finora non ci sono prove sufficienti per trarre conclusioni sulla trasmissibilità, sulla gravità o sull’efficacia del vaccino».

«Le prime stime indicano per questa “variante mix” un possibile «vantaggio del tasso di crescita di circa il 10% rispetto a BA.2, ma questo dato richiede un’ulteriore conferma» conferma l’Organizzazione mondiale della sanità, nell’ultimo aggiornamento diffuso sull’andamento globale di Covid-19. Benché si ipotizzi dunque un 10% in più di contagiosità per XE rispetto a Omicron 2, l’Oms precisa che, finché non verranno riportate «significative differenze nella trasmissibilità» del mutante «e nelle caratteristiche della malattia» che provoca, «inclusa la gravità», XE verrà considerata una variante appartenente alla «famiglia» Omicron. L’agenzia delle Nazioni Unite per la sanità continuerà a monitorare questa e altre mutazioni del coronavirus pandemico.

Xe non è certamente la prima variante ricombinante emersa durante la pandemia di coronavirus e ne sono state segnalate molte negli ultimi due anni. La stessa Agenzia britannica ne ha scoperte due: XD (49 casi mondiali) e XF (38 casi), entrambe derivate da una combinazione di Omicron e Delta.

FONTE Cristina Marrone corriere.it

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CORRIERE.IT
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