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Tecnologia

Falsa chiamata dal call center: ecco la nuova truffa per utenti Apple

Gli hackers fingono di essere tecnici dell’assistenza Apple che informa l’utente che i suoi dati sono stati trafugati. In realtà così facendo rubano dati e informazioni personaliGli hackers fingono di essere tecnici dell’assistenza Apple che informa l’utente che i suoi dati sono stati trafugati. In realtà così facendo rubano dati e informazioni personali

Una nuova truffa telefonica sta colpendo i clienti Apple, per ora soprattutto negli Stati Uniti. Gli utenti ricevono chiamate automatiche, con logo Apple e marchio Apple Inc. visualizzati sul display – ha spiegato sul sito KrebsOnSecurity l’analista e giornalista Brian Krebs – e quando rispondono scatta l’imbroglio. Costruito così bene da far cadere nel tranello anche utenti piuttosto smaliziati che di solito non abboccano al phishing telefonico, spiega il giornalista. La truffa funziona così: un utente Apple riceve una chiamata automatica, vede comparire logo e indirizzo dell’azienda di Cupertino, risponde. Una voce registrata lo avverte di una presunta violazione dei dati personali sui server di Apple e lo invita a chiamare un numero 1-866 per ricevere supporto. Il numero però è gestito da individui che carpiscono dettagli come passwords o indicazioni per accedere ad account personali e magari sottrarre denaro. Ma la chiamata serve anche a verificare che i numeri di telefono in possesso dei truffatori corrispondano ad utenti reali. L’abilità dei truffatori – spiega Krebs – sta nel fatto che la chiamata falsa risulta poi nell’elenco «Chiamate recenti» come una telefonata ricevuta dal servizio clienti Apple ufficiale.

Le mail-truffa

Apple non è nuova a questo tipo di attacchi. Se la telefonata del supporto clienti risulta inedita, si sono viste più frequentemente e-mail in tutto uguali alle fatture inviate per acquisti su iTunes. L’unica differenza sta in un dettaglio che può sfuggire, nell’indirizzo del mittente; che molti, per la fretta, non controllano. Le mail sono piene di hyperlink attraverso i quali, pensando di verificare se ci siano stati errori, il destinatario invia dati agli hackers.

fonte antonella degregorio corriere.it

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corriere.it
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