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Economia

Istat: a marzo vendite al dettaglio piatte, in volume -0,3%

L'allarme dei consumatori, le vendite crollano e si taglia anche sul cibo

A marzo si stima una variazione nulla per le vendite al dettaglio in valore mentre quelle in volume sono in calo (-0,3%) rispetto al mese precedente.

Le vendite in valore sono stazionarie sia per i beni alimentari che non alimentari, mentre le vendite in volume calano per entrambi i settori (rispettivamente -0,7% e -0,1%).

Lo indica l’Istat. Nel confronto annuo, invece, le vendite al dettaglio aumentano del 5,8% in valore e calano in volume del 2,9%. Si registrano andamenti di segno analogo sia per le vendite dei beni alimentari (+7,7% in valore e -4,9% in volume), sia per i non alimentari (+4,1% in valore e -1,3% in volume).

Nel terzo mese dell’anno, il valore delle vendite al dettaglio è in crescita per tutte le forme di vendita, nel confronto annuo: la grande distribuzione (+7,8%), le imprese operanti su piccole superfici, ovvero negozi e minimarket, (+3,5%), le vendite al di fuori dei negozi (+4,6%) e soprattutto il commercio elettronico (+10,3%). Lo indicano i dati dell’Istat sulle vendite mensili al dettaglio.

Nel primo trimestre dell’anno le vendite al dettaglio crescono in valore (+1,9%) e calano in volume (-0,1%) rispetto al trimestre precedente, indica l’Istat, aggiungendo che le vendite dei beni alimentari sono in aumento in valore (+2,3%) e non subiscono variazioni in volume, quelle dei beni non alimentari crescono in valore (+1,5%) e diminuiscono leggermente in volume (-0,1%).

L’analisi di Coldiretti
Il caro prezzi taglia del 4,7% le quantità di prodotti alimentari acquistate dagli italiani nel 2023 che sono però costretti però a spendere comunque il 7,7% in più a causa dei rincari determinati dalla crisi energetica. Emerge dall’analisi Coldiretti sui dati Istat relativi al commercio al dettaglio nel primo trimestre del 2023 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Secondo la confederazione agricola, le famiglie vanno a caccia dei prezzi più bassi anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti.

I consumatori
I dati sulle vendite al dettaglio dimostrano come “il caro-prezzi continui ad incidere sulle abitudini degli italiani, con le famiglie che spendono sempre di più per acquistare meno”. Lo afferma il Codacons, sottolineando che “anche a marzo le vendite registrano l’ennesimo crollo verticale in volume, con una contrazione su base annua del 2,9% a fronte di un aumento in valore addirittura del +5,8%”. Questo per il Codacons significa che, “al netto dell’inflazione e considerata la spesa per consumi delle famiglie, gli acquisti calano in volume per complessivi 21,8 miliardi di euro annui, con una minore spesa pari in media a -848 euro a famiglia”.

“Il Paese è fermo. Nonostante l’inflazione sia sempre al galoppo, le vendite in valore restano al palo. Ancora più preoccupanti i dati depurati dall’effetto ottico dei prezzi. Prosegue la cura dimagrante degli italiani. Una dieta forzata dovuta ai prezzi lunari, rincari che ora sono ingiustificati, frutto di speculazioni belle e buone”. Così l’Unione nazionale dei consumatori commentando i dati Istat. Traducendo in euro la diminuzione di volumi consumati, si può stimare che le spese alimentari sono scese in media di 276 euro a famiglia a prezzi del 2021″, afferma il presidente Massimiliano Dona.

I dati sulle vendite al dettaglio di marzo “dimostrano l’effetto che ancora oggi l’inflazione provoca sulle famiglie italiane”. Lo afferma Assoutenti, commentando i dati Istat sul commercio. “Per affrontare il caro-prezzi le famiglie continuano a tagliare le spese primarie come gli alimentari”, rimarca il presidente Furio Truzzi.

Fonte
ANSA.IT
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