Avere un tesoro tra le mani e non poterlo usare. È la storia di Stefan Thomas, imprenditore svizzero che vive a San Francisco. Thomas non è ancora riuscito a riappropriarsi del tesoro di criptovalute custodito sulla sua chiavetta. Di questa vicenda avevamo già parlato qui e, nonostante ci siano stati sviluppi, per ora non è ancora stata trovata una soluzione. La vicenda, proviamo a riassumerla, ha inizio nel 2011. Thomas già all’epoca era impegnato nell’allora esordiente settore della blockchain e delle criptovalute (dal 2012 al 2018 è stato Cto, chief technology officer, di Ripple, sistema di trasferimento di fondi in tempo reale che ha dato vita anche alla alt-coin XRP). Per aver realizzato un video divulgativo proprio sulla criptovaluta accetta di essere pagato in Bitcoin: 7.002 Bitcoin, per l’esattezza, che all’epoca erano poco più di una scommessa. Nel 2011 il prezzo oscillò tra il mezzo dollaro e i 30 dollari. Oggi la valutazione è invece di circa 242 milioni di dollari, 227 milioni di euro. La password di quella chiavetta, purtroppo per Thomas, era così efficace che lui stesso ben presto se ne dimenticò. Peccato che si trattasse di un’unità Usb crittografata, ad alta sicurezza: il contenuto, 227 milioni inclusi, finirà cancellato dopo 10 tentativi di accedere non andati a buon fine. E a Thomas ne restano solo due.